AD TURPIA SOLLECITATIO

AD TURPIA SOLLECITATIO

PERCHÉ TRA VOI ED IL CONFESSORE IN CHIESA ESISTE UN BANCHETTO DI SEPARAZIONE?

Dopo le norme del Concilio di Trento, le confessioni non erano più pubbliche: si svolgevano in modalità privata, scavando nelle vite, le anime (e non solo) dei penitenti e soprattutto delle penitenti.
Nel corso del XVI e XVIII secolo, la confessione divenne pratica sempre più sgradita ed invadente.
Moltissimi erano i preti e frati che insinuavano giovani donne, di fatti, manipolandole, al fine di ottenere favori sessuali, in cambio di sacramenti e assoluzioni.
La Chiesa condannava aspramente il reato AD TURPIA SOLLECITATIO (provocazione a cose oscene) tramite scomunica latae sententiae.
Mentre una donna insidiata da un laico poteva salvare il proprio onore con un matrimonio riparatore, ben diversa era la questione, se l’alluce valgo era di un messaggero di Dio: da un lato la società patriarcale, per cui la donna di natura maliziosa, ammaliante ed Imbrogliona non era mai del tutto innocente, dall’altra l’omertà per salvaguardare la facciata del clero.
Alle donne nobili venne proibito di confessarsi presso frati giovani, e a denunciare pubblicamente il reato; un confessore veniva inviato presso la loro dimora ad ascoltare la confessione e metterla per iscritto.
Fu certo un passo avanti ma sicuramente serrò il muro di omertà del clero e del popolo.
Il banchetto quindi esiste per tutelare il penitente dalle molestie sessuali del confessore.

A. Prosperi, Tribunali della coscienza: inquisitori, confessori, missionari, Torino 1996.

E. Bonora, La controriforma, Roma 2018.

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